I BOLLI LATERIZI DI EPOCA ROMANA

 

Quando leggiamo il termine ‘bollo laterizio’ su una  didascalia o sul pannello informativo, significa che nella teca di fronte a noi c’è un marchio stampato su un mattone di terracotta.  Furono i romani a diffondere la pratica di marchiare i mattoni, a partire più o meno dal II secolo a.C., in piena età repubblicana. La forma del bollo era generalmente tonda o rettangolare e recava immagini e scritte o solo scritte.

Sulla muratura della Chiesetta di Panigale ne abbiamo rinvenuti ben sei con su stampato e ben visibile  il marchio CARTORIAN(A).

La presenza della gens Cartoria nel padovano è documentata da iscrizioni lapidarie (si veda ivi la stele dei Cartorii, Inv. nr 242 Musei Civici di Padova ), da toponimi locali quali Carturo e Cartura e da numerosissimi laterizi con il marchio di fabbrica Cartorian(a).

Durante alcuni lavori effettuati nella  stazione di Padova nel 1877/1878  (scavi Busato)  è stata rinvenuta la  stele sepolcrale di 226 cm.  integra    della famiglia dei Cartorii. Rappresenta Mania Cartoria  velata, con pettinatura all’Ottavia; la figlia è rappresentata con una acconciatura a scriminatura mediana all’Antonia; Manio Cartorio ha capelli corti trattati a strie; i figli maschi presentano capigliatura a frangia. La stilizzazione e genericità dei ritratti rendono impossibile determinare l’età dei personaggi. Lo stile è molto abbozzato ma espressivo.

La gens Cartoria  era attiva nell’ambito della produzione dei laterizi, come attestano i tanti bolli dell’officina Cartoriana rinvenuti non solo in territorio patavino ( Duomo di Padova), ma in tutto il Veneto, in Emilia e in Dalmazia. Si tratta molto probabilmente di una produzione “industriale” realizzata con il supporto di diverse filiali, una delle quali si presume potesse essere a Cartura.